Chiesa di S. Pietro detta Chiesa Rossa, sullo sperone roccioso sovrastante il fiume Breggia, nel complesso dell’antico castello. L’appellativo di “chiesa rossa” si deve al colore rosso della facciata voluto dal vescovo Archinti nel 1599; una tradizione locale collega il nome alla strage della fam. Rusca da parte dei Busioni di Mendrisio avvenuta in chiesa la notte di Natale del 1390.

Guida d’arte della Svizzera Italiana – A cura della Società di storia dell’arte in Svizzera – Ed. Casagrande

Indirizzo

Bosco del Pianea, Castel San Pietro

1.Storia

Ai piedi del villaggio di Castel San Pietro, sorge la chiesa di S. Pietro, eretta nel 1343, detta anche Chiesa Rossa in ricordo di una leggenda secondo la quale, nella notte di Natale del 1390, in questo luogo furono trucidate diverse persone appartenenti a famiglie nemiche. Il nome potrebbe venire anche dal colore della facciata, dipinta di rosso come ordinato dal vescovo nel 1599.

Sopra la porta è murata la copia del bassorilievo rappresentante il vescovo di Como Bonifacio da Modena, che volle la chiesa, con ai lati due stemmi di famiglia e, in basso, lo stesso Bonifacio che tiene una lezione. L’originale è conservato all’interno.
La chiesa, a una navata con abside semicircolare, conserva un pregevole ciclo di affreschi e una ricca decorazione pittorica.

Sull’arcata dell’abside, nel registro superiore, un’ Annunciazione; in quello inferiore Vergine con Bambino e tre Sante (Agata, Caterina e Agnese). Sulle pareti dell’abside la Majestas Domini e le storie di S. Pietro. Si tratta di opere di autore ignoto della prima metà del Trecento.
Risale invece agli inizi del Quattrocento il riquadro raffigurante Dio Padre con Gesù Crocifisso, san Giovanni Battista e una donatrice che si trova nella parte inferiore sinistra dell’abside. Esso è vicino, per stile, agli affreschi di S. Maria in Selva a Locarno e Madonna dei Ghirli a Campione.

La chiesa è stata restaurata negli anni 1997-99.

2.Architettura

In epoca barocca la costruzione subì qualche piccola trasformazione, fra cui l’aggiunta della sagrestia (addossata all’abside a S-E) demolita durante i restauri del 1944-46 (Cino Chiesa). Altri restauri nel 1978-79 (consolidamento strutturale) e nel 1996-2002 (globale). Ricerche archeologiche condotte in concomitanza con gli ultimi due restauri hanno permesso di rinvenire nell’area del sagrato tre fasi cimiteriali con tombe d’epoca tardoromana (fine IV-inizio VI sec., altomedioevale(VIII sec.) e tardomedioevale (XIV sec.). Una campagna di scavo eseguita nel 1987-89 a S della chiesa ha appurato la presenza di edifici antecedenti utilizzati dall’età tardoromana fino all’epoca altomedioevale (sec. V-VIII). Gli scavi del 2002 sul sagrato hanno evidenziato una struttura a pianta rettangolare prob. In relazione con il vicino castello. La chiesa orientata si presenta come semplice edificio a navata unica con soffitto a capriate scoperte e abside semicircolare.

Cimitero. Costruzione neoclassica con cappella centrale e ali semiellittiche progettata da Luigi Fontana nel 1888. Diverse tombe monumentali con opere di artisti ticinesi del XX sec.

Guida d’arte della Svizzera Italiana – A cura della Società di storia dell’arte in Svizzera – Ed. Casagrande

3.Arte

Conserva uno dei più ricchi cicli d’affreschi gotici nel Ticino. Facciata a capanna con portale sovrastato da una lunetta dipinta con la raffigurazione sbiadita della Navicella di S. Pietro e dalla copia del bassorilievo marmoreo con l’iscrizione relativa alla fondazione e il ritratto di Bonifacio da Modena in veste di vescovo e maestro, 1343. Il rilievo originale si conserva dal 1979 all’interno della chiesa e reca sul retro una decorazione a intreccio d’epoca carolingia, IX sec., forse appartenente al pluteo proveniente dal S. Abbondio di Como. La ricca decorazione pittorica della chiesa, compreso l’affresco in facciata, fu realizzata nel 1343-45 da un seguace del pittore lombardo conosciuto con il nome convenzionale di Maestro di S. Abbondio, noto per il ciclo decorativo absidale dell’omonima basilica comense, 1315-25, e per gli affreschi dell’arco trionfale della chiesa di S. Biagio a Ravecchia (Bellinzona) 1340-43 ca. Lungo le pareti laterali: ricche fasce ornamentali con clipei raffiguranti vescovi e martiri a mezzobusto. Sull’arco trionfale: in alto l’Annunciazione; in basso a sin., Madonna in trono e, a des., le SS. Agata, Caterina e Agnese. Nell’intradosso: busti degli apostoli e di due oranti; sui piedritti: sei profeti a mezzobusto. Nella calotta absidale: Majestas Domini e simboli degli evangelisti; nel registro inferiore scene della vita di S. Pietro: la Vocazione (con S. Andrea), la Predicazione, la Prigionia e la Crocifissione; a sin. in basso, disposto senza tener conto degli affreschi trecenteschi, affresco tardogotico raffigurante la donatrice presentata dal Battista alla Trinità, prima metà XV sec.

Nello zoccolo è dipinta una cortina. La data di consacrazione della chiesa, 1345, è ricordata dall’incisione che corre sul labbro della mensa d’altare.

Guida d’arte della Svizzera Italiana – A cura della Società di storia dell’arte in Svizzera – Ed. Casagrande

4.Curiosità

Riassunto del fatti occorsi la notte di Natale del 1390

Romeo e Giulietta nel Mendrisiotto

Notte di Natale 1390. Il crepuscolo scende sul territorio. Nei paesi e nelle città la gente si prepara per la Messa di mezzanotte. Nella chiesa di Castel San Pietro, sul versante destro della Valle di Muggio, si riunisce l’influente famiglia Rusca con parenti, seguaci, guardie, servitori e contadini.

Mentre il parroco celebra la Messa di mezzanotte la porta d’accesso viene sfondata con violenza. Armi alla mano un drappello di uomini entra attraverso il varco nella piccola chiesetta accanendosi senza pietà contro i fedeli riuniti per la preghiera. Uomini, donne, bambini e il parroco, nessuno sopravvive al terribile massacro.

La notizia della insondabile malvagità si diffonde a macchia d’olio nel paese. Tutti sanno chi c’è dietro la carneficina. Antonio Busioni, il capobanda, proviene da una famiglia distinta della vicina Mendrisio. La subdola carneficina nella Chiesa Rossa è il culmine di una falda familiare che è già costata molto sangue.

I Rusca e i Busioni sono ferocemente ostili per ragioni politiche. Il Ghibellino Rusca, a Castel San Pietro, parteggia per l’Imperatore, mentre i Busioni di Mendrisio sono Guelfi dalla mentalità pontificia.

Ma l’amore non conosce i confini delle rivalità e dei partiti, così Vizzardo Rusca si innamora della bella Lavinia Busioni. Ma il giovane Vizzardo di nascosto sente affermare da Pietro Busioni che piuttosto che dare in moglie la sua unica figlia ad un Rusca preferirebbe ucciderla con le proprie mani.

Vistosi così malamente respinto giura sanguinosa vendetta. Con alcuni uomini appositamente assoldati attacca i famigliari del Busioni nel loro stesso palazzo uccidendo nove degli undici figli maschi. Vizzardo decide in seguito di fare nuovamente irruzione nel palazzo del Busioni a Mendrisio per rapire Lavinia, ma questi, già in allerta, fanno fallire il piano che gli costa così la vita.

Poco dopo, non sopportando il dolore per la perdita dei figli, viene a mancare il capo famiglia Pietro Busioni. La vedova Margherita manda i figli sfuggiti all’attacco, Antonio e Giorgio, in quel di Napoli per proteggerli dagli attacchi dei Rusca, i quali però non placano la loro sete di vendetta, infatti la rapiscono per poi seviziarla in modo orribile e abbandonarla senza vita e trasfigurata legata ad un albero nei pressi di Capolago. Questa terribile notizia giunge fino a Napoli ad Antonio e Giorgio che rientrano in gran segreto a Mendrisio, decisi a lavare la grave offesa nella chiesa di San Pietro.

Quella notte di Natale del 1390 persero la vita più di un centinaio di persone.

Lavinia, sconvolta per lo spargimento di sangue e ormai provata per essere stata suo malgrado la causa di questi terribili avvenimenti, si ritira in Convento a Belluno, mentre Antonio decide di espiare le sue colpe con un pellegrinaggio in Palestina La nave che lo trasporta all’assoluzione però affonda nel Mediterraneo senza lasciare superstiti. Il fratello Giorgio si ritira invece nel Castello di Belluno, sul lago di Como, e ne assume il comando.

 

5.Bibliografia e Link Utili

  • La chiesa è normalmente chiusa tutto l’anno
  • Chiavi disponibili presso Famiglia Cottarelli-Günther
    +41 79 685 2631 / +41 76 560 19 37

6.Sapevate che?

Dal 17 gennaio 2010 è conservata nel transetto una reliquia del Beato Carlo Gnocchi

La chiesa rischiò di scomparire all’epoca della costruzione delle autostrade ticinesi: la cementeria all’inizio della valle scavò per anni sotto la collina e l’edificio religioso avrebbe dovuto essere distrutto. Non fu così per l’intervento di alcune famiglie di Castel S. Pietro. I lavori vennero interrotti.